Dalla Vallagarina alla Valsugana in bicicletta tra la notte e il giorno. Un’escursione cicloturistica di 180 km su piste ciclabili e strade secondarie che collegano Verona a Bassano del Grappa.
Questa “sgambata” di circa 180 km è un’altra piccola avventura in cui mi sono voluto cimentare insieme a un amico per evadere dalla quotidianità e immergermi tra i suggestivi paesaggi della Vallagarina e della Valsugana per un giorno e mezzo.
L’ITINERARIO
Il nostro itinerario comincia la sera dalla stazione di Verona Porta Nuova e percorre la ciclopista del Sole fino a Rovereto durante le ore centrali della notte. Arrivati a Rovereto verso l’alba deviamo a est, verso la frazione di Mattarello dove ha inizio una lenta salita sulla Strada delle Novaline che porta ai laghi di Caldonazzo e di Levico. Superata la vista del lago di Caldonazzo alle prime ore del mattino proseguiamo verso l’imbocco della Valsugana tornando finalmente sulla pista ciclabile, che ci accompagnerà per molti chilometri durante il resto della giornata. I detriti di una frana interrompono la ciclabile verso il termine e ci costringeranno a proseguire su strada provinciale gli ultimi chilometri rimanenti. Attraversando poi diverse località lungo il fiume Brenta alla fine raggiungeremo il bellissimo borgo di Bassano del Grappa.
Si tratta di un itinerario alla portata di tutti e in gran parte su pista ciclabile e strade secondarie. Ovviamente è richiesto allenamento se si intende farlo tutto d’un fiato, ma nel complesso è abbastanza facile.
L’unico punto che può rappresentare un serio pericolo è la salita lunga ed estenuante che che separa Mattarello dalla località di Vicolo Vattaro. Questo segmento che sul grafico qui sopra corrisponde al picco verticale rappresenta l’unica salita degna di nota di tutto l’itinerario. A rendere pericoloso il segmento della salita è il traffico che la anima sin dalle prime ore del mattino quando i pendolari la usano per andare e venire da Trento. Prestate attenzione alle macchine che non esiteranno a sorpassarvi ad alta velocità. Superato questo piccolo ostacolo pedalerete su strade relativamente tranquille e sicure per il resto del tempo. Se preferite evitare questa tratta è comunque possibile acquistare un biglietto del treno per raggiungere Levico in modo più semplice e sicuro.
Qui puoi scaricare la traccia del percorso su Komoot.
PARTENZA ALLA SERA
La ciclabile che percorriamo a ritmo moderato chiacchierando del più e del meno passa in fretta. Mentre il sole cala piano è bello osservare che siamo gli unici che stanno partendo per l’avventura anziché rincasare come fanno tutti. Piccolo motivo di orgoglio il nostro, che ci fa sentire coraggiosi. Di lì a poco inizieremo a pedalare nel buio della notte.
Alle chiuse di Ceraino la luce è ormai prossima a sparire del tutto. Sono le 20.45 quando il sole decide finalmente di tramontare. E’ quindi giunto il momento di accendere i fari.
PERICOLO CINGHIALI!
La ciclabile che attraversa la Vallagarina è lunga e prosegue lentamente verso nord. Curve tortuose si alternano a salitelle blande in mezzo ai vigneti che caratterizzano la zona. Le luci delle case che riusciamo a veder brillare sono poche e lontane: nella stretta vallata per lo più ci sono solo buio e silenzio.
Improvvisamente davanti a noi, ad appena una una decina di metri, due cinghiali sbucano dalla vigna alla nostra sinistra per attraversare frettolosamente la carreggiata. Si è trattato di un istante ed erano già fuggiti nella boscaglia. Lo spavento è stato tanto soprattutto perché, abituati al silenzio della ciclabile solitaria, non ce lo saremmo aspettato. Ovviamente di lì in poi abbiamo tenuto la guardia più alta.
CENA AL LUME DI BORRACCIA E BIVACCO SOTTO LE STELLE
Dopo l’avvistamento dei tozzi cinghialetti è trascorsa forse un’altra mezzoretta prima di arrivare ad Avio.
Qui troviamo un tavolo da picnic proprio sul ciglio della ciclabile e così decidiamo di sostare per cena. Sono le 23.30 e ci troviamo seduti a un tavolo, al buio, a una 50 km da casa, immersi nel silenzio. A farci compagnia ci sono le macchine e i camion che sfrecciano sull’autostrada a cento metri da noi. Solo che la totale assenza di una qualsiasi forma di illuminazione nei dintorni rende l’atmosfera comunque solitaria e se non guardassimo verso di essa, l’autostrada nemmeno la sentiremmo.
Il mio amico Guido decide di sfoggiare le sue doti di ingegnere e improvvisa una luce da campo illuminando con la torcia della bici la mia borraccia trasparente. Come per magia la nostra tavola viene illuminata da una luce soffusa che basta a farci vedere chiaramente fino a qualche metro da noi e a tenerci compagnia per la cena. Una birra, cibo in scatoletta e frutta secca sono ciò che possiamo permetterci.
Con la birra schiumosa presto ci viene un pò di sonno (è stata un’idea geniale quella di trasportare birra in bici lo so).
Saremo riusciti a riposare forse giusto un’ora. La panchina è scomoda e la schiena chiede pietà ma tutto sommato imbacuccato nel mio sacco a pelo sto abbastanza bene. Per Guido invece la situazione è molto peggio perché non ha nulla che lo tenga al caldo e l’aria vicino al fiume Adige che attraversa la valle è più fredda. Per non perdere ulteriore tempo e rischiare che Guido si ghiacci decidiamo di ripartire.
L’ALBA
Anche se un pò di malavoglia accetto di uscire dal mio sacco a pelo e in pochi minuti ci rimettiamo in marcia. Meglio così dato che a Rovereto manca ancora abbastanza e non possiamo accumulare troppo ritardo. Il pisolino mi ha aiutato a ridurre la stanchezza così pedaliamo per tutta la notte senza più fermarci.
Continuiamo a pedalare sulla ciclabile che devia verso Caldonazzo e iniziamo a incontrare i primi passanti e mattinieri, qualcuno in bici, qualcun altro che fa jogging.
LA SALITA: PEDALA CHE TI PASSA
L’aver deciso di trasportare molta acqua (troppa) per me non si è rivelata una buona scelta, infatti è tutto peso che grava sulla bici che risulta ancora più lenta e goffa. Tengo duro e continuiamo a salire fino a raggiungere Vicolo Vattaro dove possiamo dirci finalmente fuori pericolo dalle auto. Proprio in cima inizio però ad accusare tutta la stanchezza della notte trascorsa in sella, che unita alla lunga salita appena percorsa mi sferra il colpo di grazia. Un calo di energie istantaneo con attacchi di sonnolenza: le gambe non girano più e tutto quello che vorrei fare in questo momento è fermarmi. Fortunatamente mi bastano alcuni minuti stando appoggiato alla staccionata a bordo strada per riprendermi. Ormai siamo dall’altra parte, Calceranica ci aspetta.
COLAZIONE DEI CAMPIONI E POWER-NAP
La discesa da Vicolo Vattaro è breve ma intensa: in pochissimo tempo perdiamo quota e scendiamo rapidamente. A ogni tornante possiamo vedere l’enorme specchio d’acqua del lago di Caldonazzo alle prime ore del mattino.
In fondo alla discesa c’è il paesino di Calceranica dove finalmente potremo fare una colazione e rifornirci al supermercato.
Al bar ordiniamo subito una colazione che ci ricarichi: brioche, cappuccino e spremuta. Ce la gustiamo tutta perché ce la siamo meritata dopo una notte trascorsa a non far altro che pedalare. Io finalmente posso lasciarmi andare infilando così nella pausa una pennichella, o un “power-nap” come dicono in gergo, giusto per recuperare energie preziose. Al risveglio quando riapro gli occhi alcuni signori anziani seduti poco più in là mi stanno guardando ridendo. Sicuramente ho dormito come un sasso, quasi da sembrar morto. Ma devo dire che il power nap è servito e adesso mi sento come nuovo.
Lasciamo il bar, e ci spostiamo verso il mini market del paese per fare un piccolo rifornimento di cibo.
ATTRAVERSO LA VALSUGANA: 80 KM SULLA CICLABILE DEL BRENTA
La Valsugana ci offre un panorama leggermente diverso da quello della Vallagarina da cui siamo risaliti: alle coltivazioni di vite e alberi da frutto si sostituiscono a distese boschive e piantagioni.
La ciclabile è sempre ben segnalata e il verde che la decora fa una bella cornice.
Sicuramente il centro abitato più degno di nota è quello di Borgo Valsugana che si trova a circa metà percorso. La maestosa costruzione del Castel Telvana che si erge sul fianco del monte Ciolino domina la zona sottostante della vallata e varrebbe sicuramente il tempo di una visita più da vicino.
Il sole poco a poco sta tornando alto in cielo e la temperatura sale poco a poco.
ARRIVO AL TRAGUARDO
Dopo un pausa pranzo presso uno dei bicigrill attivi lungo la ciclabile ci rimettiamo in marcia verso Bassano del Grappa. Mentre la gola della valle si restringe l’argine del Brenta invece si allarga, ritrovandoci così a percorrere piccolissimi borghi che in molti casi durano poche centinaia di metri. Purtroppo una frana i cui detriti non sono ancora stati rimossi ci ha costretto a una deviazione. Ma perdersi è praticamente impossibile perché basterà seguire il corso del fiume nella valle. Con il caldo del pomeriggio e diverse ore di attività fisica alle spalle ogni metro è sempre più sudato. Fortunatamente l’intera valle è pianeggiante (anzi, quasi in pendenza a nostro favore) e la città di Bassano del Grappa non tarda a farsi vedere all’orizzonte. E alle 16..30 siamo ufficialmente a Bassano del Grappa.
Alla vista del Ponte Vecchio di Bassano del Grappa mi meraviglio ed è d’obbligo farmi scattare una foto commemorativa.
Purtroppo la nostra permanenza a Bassano sarà breve perché alle 17.20 dobbiamo prendere il treno per rientrare a Verona.
CONCLUSIONE
Nel complesso posso affermare che il giro è alla portata di tutti, a patto che si sia disposti a stare molte ore in sella Averlo percorso tra la notte e il giorno ci ha permesso di risparmiarci la traversata della Vallagarina sotto il sole cocente. La ciclabile in notturna è deserta e la frescura si fa apprezzare quanto odiare. La salita da Mattarello a Vicolo Vattaro mi ha messo a dura prova, soprattutto per le macchine che sorpassavano in maniera poco cauta. L’arrivo in Valsugana vi accoglierà con moltissimo verde e vi sembrerà di essere arrivati in un mondo completamente diverso.
Questa era l’avventura che ho potuto vivere in appena 1 giorno e mezzo e ne è sicuramente valsa la pena.